Finalmente anche il Sindaco Gualtieri strappa il velo di ipocrisia che per decenni ha avvolto la sinistra sull’urbanistica di molte periferie italiane, elaborate da architetti comunisti che hanno devastato città come la Capitale con modelli ispirati al collettivismo e allo stile sovietico. Fa sorridere che sia proprio un sindaco post comunista a denunciare come si viva male in palazzi alveari costruiti con materiali scadenti.
Da sempre sosteniamo, come Fratelli d’Italia, una visione di struttura policentrica della città, ispirata agli stilemi tradizionali italiani che tutto il mondo ci invidia. Basti pensare all’opera meravigliosa di Leon Krier, punto di riferimento del movimento del neourbanesimo, da poco scomparso. A lui, la giunta di centrodestra aveva affidato il piano di ricostruzione di Tor Bella Monaca, che prevedeva un intervento di rigenerazione policentrico, incentrato sul verde, su palazzine basse a dimensioni umane, con stilemi che richiamavano l’architettura rinascimentale ma realizzati grazie a nuovi materiali e tecnologie innovative. L’iniziativa fu bloccata dalla sinistra e adesso abbiamo ancora Corviale, le Torri e decine di altri esempi di ricostruzioni brutte dove si vive male.
Oggi, la nostra solidarietà va ai moltissimi residenti di questi complessi – che si sono sentiti offesi dalle parole di Gualtieri – che non hanno colpe sull’orrendo urbano delle zone in cui abitano. La responsabilità politica e ideologica è unicamente delle giunte di centrosinistra, che per anni hanno governato Roma e altre città italiane imponendo modelli urbanistici clonati da quelli sovietici.”
Noi portiamo avanti una visione di rigenerazione urbana radicale, che non significa edificare nuovi casermoni ma realizzare piani urbanistici a sviluppo orizzontale. In questo senso, si potrebbe lavorare ad un fondo nazionale e internazionale, gestito da Cassa Depositi e Prestiti, per raccogliere fondi da tutto il mondo utili a garantire investimenti nella vera rinascita delle periferie. Non la solita operazione di maquillage radical chic – che i circoli intellettuali vicino alla sinistra spesso vagheggiano – ma una vera e propria riqualificazione a misura d’uomo.
