DA FASCISTA A COMUNISTA, AD EXTRAPARLAMENTARE, A  PENTASTELLATO. SCELSE IL CONFORMISMO DELL’ANTICONFORMISMO. 

 
Umana commiserazione, che si prova per la morte di chiunque si sia ricoperto di fama o di sventura, è ciò che proviamo per la scomparsa di Dario Fo. 
 
Al di là del suo innegabile lavoro di ricerca sul linguaggio teatrale con il recupero della tradizione dei cantastorie e dei giullari rielaborati attraverso il suo linguaggio iperbolico del “grammelot” crediamo che vada ricordato il suo essere conformista. 
 
Fascista quando conveniva esserlo, poi comunista come il pensiero unico imponeva, quindi anarchico libertario ed extraparlamentare negli anni ‘ 70 come fu la quasi totalità della generazione ex sessantottina oggi main stream per poi divenire sostenitore di Rifondazione comunista, di Di Pietro fino alla parabola pentastellata. Sembrò più inseguire un pubblico che dei valori. 
 
Troppe parti in commedia anche per un attore. Ci spiace ma la morte per noi non è una “livella”. 
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DARIO FO: GRANDE ATTORE CON GRAMMELOT MA NELLA VITA TROPPE PARTI IN COMMEDIA.

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