Riteniamo positivo l’elaborazione di un Piano di Recupero di iniziativa pubblica concentrato sul quadrante di Via Giulia, volto a riempire il “vuoto” urbanistico e ambientale presente lungo la strada nel tratto in asse con ponte Mazzini, creato a seguito delle demolizioni degli anni trenta, con la prospettiva di arrivare con un viale fino al Gianicolo. Nonostante questo, siamo perplessi per l’assenza del prof. Paolo Marconi dalla progettazione di un intervento organico, in virtù della sua esperienza pluridecennale e dei suoi studi storici sul tema specifico. Non vorremmo che la sua posizione storicamente orientata al criterio del recupero filologico, detto in altre parole il principio del “dov’era, com’era”, possa averlo svantaggiato rispetto ad altre posizioni orientate su indirizzi modernisti. I progetti presentati oggi sono indubbiamente di grande professionalità ma, a mio parere, non tengono conto del meraviglioso contesto rinascimentale dell’area. Le domande sorte uscendo oggi dall’Ara Pacis sono state proprio: “Dov’è Michelangelo? Dov’è Bramante?”. È un paradosso, infatti, che le università straniere – come ad esempio l’Università di Notre Dame o l’Università di Miami – tengano corsi sull’architettura rinascimentale italiana, formando generazioni di giovani professionisti contemporanei che si ispirano ai codici dell’architettura tradizionale, mentre i nostri architetti si ostinano a presentare progetti dal taglio fortemente modernista e decontestualizzato, con esempi non certo positivi come la Teca di Meier dell’Ara Pacis. A mio avviso, sarebbe stato meglio aprire il concorso di idee non solo ai grandi nomi dello scenario internazionale, ma anche alle eccellenze giovanili italiane e straniere, che dimostrano l’amore per lo straordinario patrimonio monumentale e artistico italiano.

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Via Giulia

Category: Notizie
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