Intanto, grazie. Grazie a Manuela, Hobbit, Spugna, Mele, Fabio, GLORIA, Noto, Lungo, Bussola, Spak, Lunga, Giorgia, Sciattol, Nocciolino, Francesco, Stefano, Michele, Gianluca, Michele, Federica … e a tutto il comitato. Per la passione, l’entusiasmo, l’aiuto che mi avete dimostrato. Domenica e lunedì, se 2977 romani sono andati nei seggi, hanno preso 5 schede e su quella azzurra hanno scritto il mio nome (che fa sorridere e certo non è difficile da dimenticare) è sicuramente merito anche loro e di tanti altri che citare qui sarebbe troppo lungo, ma che metto tutti nella parola Comunità. Un gruppo di fratelli che da più di venti anni fanno politica insieme e sono cresciuti affrontando momenti belli e momenti tragici, che hanno litigato, riso, cantato, scalato montagne insieme. Un mistero della chimica delle emozioni che ti fa superare l’interesse personale e cercare quella cosa in più che va oltre il tuo naso.

Certo non sono stato eletto, anche se Roma potrà forse regalarci l’ultimo sogno di un sindaco di destra ( e in tal caso sarei anche io consigliere comunale, con altri dieci…) ma ho fatto 1500 km per la città, incontrato persone incredibili: dal fabbro di Torre Maura alla principessa di Piazza Navona, dall’artigiano doratore al broker assicurativo. Ho consumato un paio delle mie adorate church, mi è andata via la voce più volte, sono rimasto bloccato con il torcicollo. Ma ne valeva la pena. E se poi alla fine qualche voto è mancato, se qualche stima era troppo alta, non mi sento di avercela con nessuno. Sia nei confronti di chi mi ha giurato che mi avrebbe votato e poi non lo ha fatto, sia verso chi non me l’ha nemmeno detto e, magari, di nascosto lo ha fatto. La politica è così, una bella donna da conquistare… e non sempre ci si riesce. Non recrimino, non ce l’ho con nessuno.

Anzi, no. Con qualcuno ce l’ho. Con alcuni candidati che magari hanno preso migliaia di voti e sono stati anche eletti. Ma a che prezzo? Cene pagate con centinaia di persone a cui il candidato non andava e mandava segretari ad estorcere elenchi di parenti. Soldi offerti a responsabili di territorio, presidenti di comitato o di circolo purché tradissero il proprio candidato. Non una parola appassionata, un programma, un impegno. La politica scarnificata e ridotta all’osso dello scambio e del soldo. Un modo Piccolo, Piccolo di intendere la politica. Costoro, seppure eletti, rimarranno per sempre soli.

In ogni caso posso dire di aver vinto. Perché? Perché la mia Comunità ha portato in Comune 4 rappresentanti su 5 e anche se a me è capitata la sventura di essere il 5°, mi sento comunque rappresentato e tutti quelli che mi hanno sostenuto lo saranno. E poi, come del resto mi piace ripetere citando Rilke, uno dei miei poeti preferiti…Il domani è in noi molto prima che accada...non so cosa ma qualcosa è cambiato e sta cambiando nella mia vita…vi saprò dire.

Un abbraccio, Federico…e ricordate vola solo chi osa farlo 

PS mi raccomando tutti a votare domenica prossima…

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Se 3000 vi sembran pochi

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